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Trento, 24 febbraio 2009
Trento non pUÒ essere dependance provinciale
di Marco Boato, Presidente dei Verdi del Trentino
da l’Adige di martedì 24 febbraio 2009

In una situazione politica nazionale di grande difficoltà e di pesante disorientamento, le primarie di coalizione per la scelta del proprio candidato sindaco al Comune di Trento sono state per il centrosinistra una prova non scontata di democrazia e di partecipazione democratica.

Il percorso non è stato facile, perché nella prima fase è stato fortemente condizionato dalle tensioni e divisioni interne al Pd, partito cui pure appartiene il sindaco reggente Alessandro Andreatta, che domenica 22 febbraio è risultato il vincitore di larga misura.

Prima ancora che iniziassero le riunioni di coalizione (il 30 dicembre 2008), l’Adige del 14 dicembre ha pubblicato una mia riflessione con Franco Gottardi intitolandola: «Andreatta è il candidato naturale». E il giornalista così apriva l’articolo: «Il leader dei Verdi, Marco Boato, è il primo segretario di partito del centrosinistra a sbilanciarsi per una candidatura dell’attuale sindaco reggente. Solo se non ci sarà una convergenza sul suo nome pensa al sistema delle primarie».

E così poi è stato: non essendosi verificata una convergenza unanime sul nome di Andreatta, la coalizione a gennaio ha deciso (questa volta sì in modo unanime) di indire le primarie di coalizione per il 22 febbraio, chiedendo al Pd di rinunciare alla balzana idea di fare prima altre primarie all’interno del proprio partito.

Già un mese prima, il 14 novembre (sempre sull’Adige) avevo preannunciato che, in caso di primarie, i Verdi avrebbero proposto la candidatura di Aldo Pompermaier, non certo in opposizione ad Andreatta, ma per far emergere con forza nel confronto elettorale le tematiche dell’ambiente, della raccolta differenziata e della riduzione dei rifiuti, della mobilità sostenibile per una riduzione del traffico automobilistico, del piano energetico e delle energie alternative, della convivenza e della solidarietà per affermare una concezione non regressiva della sicurezza e della vivibilità urbana.

Una volta decisa, dunque, l’indizione delle primarie di coalizione, era naturale e fisiologica la possibilità che emergesse una pluralità di candidature, tutte pienamente legittime (se supportate dalle firme di presentazione), come in effetti è stato.

C’è da chiedersi, tuttavia, quale significato politico abbia assunto fin dall’inizio (e fino alla fine) la candidatura di Claudio Bortolotti, «sponsorizzata» dal presidente della Provincia Lorenzo Dellai e poi anche dal presidente del Consiglio provinciale Gianni Kessler. Claudio Bortolotti è una persona stimata e conosciuta, ma è stato per decenni funzionario e dirigente provinciale e, appena andato in pensione, Dellai gli ha attribuito un nuovo incarico provinciale (che pure non era vacante, come ha notato Guido Pasqualini).

All’inizio dell’anno, il 6 gennaio, Luisa Maria Patruno, nell’ambito di una intervista più ampia sull’Adige, mi ha chiesto: «Il presidente Dellai ha anche dichiarato di avere stima per Claudio Bortolotti, facendo capire che lo vedrebbe bene come sindaco di Trento. Lei cosa ne pensa?».

La mia risposta (il 6 gennaio!) fu lapidaria: «Se Dellai pensa di decidere lui chi fa il sindaco di Trento, secondo me questa volta va a sbattere e rischia di fare male a delle persone perbene». E così è stato, per l’appunto.

Per fortuna il libero voto dei cittadini non è deciso dalle «nomenklature» e il voto delle primarie ha chiuso definitivamente questa non edificante vicenda con oltre 20 punti percentuali di scarto a favore di Andreatta.

Bortolotti continua ad essere una persona stimata e perbene, ma forse ora dovrà riflettere se quelle «sponsorizzazioni» eccellenti dei vertici provinciali (della Giunta e del Consiglio) lo abbiano effettivamente aiutato o non lo abbiano invece irrimediabilmente compromesso.

Da questa prova di democrazia e di partecipazione (con il grave limite di una scarsa presenza giovanile tra i votanti, che ci deve far riflettere tutti, e con l’altrettanto grave limite che non ci siano state candidature femminili) emerge dunque una questione fondamentale. Per quanto potere (ed è enorme, come tutti sappiamo) abbia la Provincia e chi la governa (con un ampio consenso popolare), questo non può comportare una sudditanza dei processi decisionali nei Comuni, e soprattutto (ma non solo) nel Comune capoluogo.

La partita che si è giocata nelle primarie (e che ha portato una conseguente polarizzazione tra due candidati, sacrificando almeno in parte il pluralismo democratico anche sul piano mediatico) ha riguardato dunque anche il ruolo attuale e futuro della città di Trento, e della sua capacità di autonomia e di auto-governo, a fronte del ruolo della Provincia autonoma e di chi la governa.

Collaborazione istituzionale sì, com’è ovvio e doveroso; subalternità e sudditanza etero-diretta, no. È anche questo il significato del voto di domenica nelle primarie, con cui è stato scelto il candidato sindaco Alessandro Andreatta.

Marco Boato
Presidente dei Verdi del Trentino

 

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elezioni primarie
Trento
22 febbraio 2009

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